Lavoratori italiani all'estero e gli adempimenti delle aziende

Lavoratori italiani all'estero e gli adempimenti delle aziende

Delocalizzazione della produzione, ricerca di nuovi mercati da esplorare, possibilità di usufruire di centri di eccellenza nella ricerca e altre necessità di business: questi sono tra i motivi per i quali la mobilità sul lavoro è prassi ormai diffusa e in costante crescita.

Abbiamo rivolto qualche domanda a Maurizio Cicciù, consulente del lavoro ed esperto di lavoro all’estero spiega che questo è il motivo che lo ha spinto a pubblicare su questa tematica il volume “Lavoratori italiani all'estero”, edito da Seac.

Maurizio Cicciù, a cosa si deve porre attenzione quando si sceglie di inviare all’estero un lavoratore?

“Diciamo che, una volta scelto il corretto candidato all’espatrio in termini di competenze e attitudine, bisogna valutare attentamente la fattibilità dell’espatrio in termini di requisiti amministrativi del Paese di destinazione, l’analisi dei costi dovuti alla possibile doppia tassazione e, in alcuni casi, doppia contribuzione, e tenere presenti tutte le attività amministrative da effettuare prima e durante il periodo all’estero, in Italia e nel Paese di lavoro.”

Ma quindi quali sono i profili di criticità principale per un’azienda che voglia trasferire un lavoratore all’estero?

“La complessità principale per la corretta gestione dei lavoratori all’estero consiste proprio nella costante necessità di aggiornamento sulle diverse discipline giuslavoristiche, fiscali, previdenziali e di immigration non solo italiane, ma comunitarie e delle diverse legislazioni interessate.”

Quali sono i temi affrontati nel manuale “Lavoratori italiani all'estero”?

“Nel volume abbiamo tracciato il perimetro giuslavoristico all’interno del quale il datore di lavoro può muoversi nella scelta della modalità di invio all’estero, definendo le differenze tra trasferta, distacco, trasferimento e assunzione diretta all’estero. Abbiamo poi voluto approfondire nel dettaglio le tutele normative e retributive che, in particolare all’interno dell’Unione Europea, sono riconosciute al lavoratore in mobilità internazionale. Strettamente legato a questo tema, le responsabilità del datore di lavoro per i propri dipendenti all’estero.

Abbiamo introdotto alcuni spunti di analisi relativamente alla libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea, dello Spazio Schengen e le autorizzazioni da richiedere in caso di lavoro da prestare fuori da queste aree.

E naturalmente abbiamo inquadrato la normativa previdenziale e fiscale applicabile al reddito di lavoro dipendente."

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